Smettere di fumare? Si può! I danni del fumo da sigaretta

Ogni anno muoiono milioni di persone a causa del fumo (attivo e passivo) da sigaretta. Gli organi maggiormente esposti allo sviluppo di patologie sono le vie respiratorie, il tratto gastrointestinale, l’apparato urogenitale e il sistema cardiovascolare. Smettere di fumare è possibile, benché difficile. Un cambiamento dello stile di vita e lo sport sono validi strumenti per combattere questa piaga.

I danni provocati dal fumo possono essere devastanti. In uno studio del 2015, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che le morti collegate al fumo diretto (attivo) di sigaretta sono 6 milioni l’anno, di cui più di 1 milione legato al tumore polmonare e il resto a malattie respiratorie e patologie cardiovascolari. Le morti causate dal fumo indiretto (passivo), a cui sono esposti anche i bambini, sono circa 603 mila l’anno.

Vari fattori influenzano la gravità dei danni: l’età di inizio e il numero di anni di fumo, la quantità di sigarette consumate quotidianamente e l’intensità delle inalazioni. In ogni caso, il corpo subisce sempre gli effetti tossici del fumo, anche quando non si è a fumare in prima persona. Abbiamo infatti due categorie di soggetti sottoposti al fumo. I fumatori attivi lo inalano aspirando direttamente attraverso la sigaretta. Questo fumo viene inspirato senza diluizione, dando quindi al fumatore alte dosi di componenti provenienti dalla combustione della sigaretta. I fumatori passivi inalano una miscela proveniente sia dal fumo che viene rilasciato dalla sigaretta che sta bruciando, sia da quello rilasciato dall’espirazione del fumatore. Entrambi i tipi di fumo si combinano con l’aria, diluendone i composti nocivi. Ciononostante, ci sono somiglianze qualitative tra il fumatore attivo e quello passivo, che supportano una generalizzazione dei risultati circa i rischi per la salute provocati dal fumo. Recentemente, è stata utilizzata l’espressione “fumo di terza mano” per indicare quelle componenti tossiche del fumo che si depositano sulle superfici e sui vestiti, che persistono in ambienti interni e che subiscono ulteriori trasformazioni chimiche, rappresentando anch’esse un rischio per la salute.

Il fumo delle sigarette è generato dalla combustione, a temperature molto elevate, di un complesso di sostanze organiche, tabacco, vari additivi e carta. Ciò produce un aerosol di circa 7’000 composti che includono numerose componenti tossiche. Molte di queste sostanze sono ben note: il benzene (un leucemogeno), la formaldeide (un irritante e cancerogeno), il benzo(a)pirene (cancerogeno), il monossido di carbonio e cianuro (asfissianti), l’acroleina (un irritante) e il polonio (un agente cancerogeno radioattivo). Inoltre, il fumo di sigaretta contiene metalli pesanti e pesticidi che si accumulano nell’organismo.

Le particelle inalate penetrano fino alla parte più profonda dei polmoni, raggiungendo i bronchioli e gli alveoli polmonari. Alcune sostanze attraversano l’epitelio del polmone ed entrano nel circolo sanguigno dove, passando dal cuore, vengono distribuite in tutto il corpo. Una parte di questi composti è trasformata metabolicamente dalle cellule del corpo in altre componenti, che possono risultare anche più pericolose rispetto a quelle iniziali. Queste trasformazioni dipendono dalla genetica dell’individuo e definiscono la maggiore o minore suscettibilità del soggetto al fumo di tabacco.

Gli organi maggiormente esposti allo sviluppo di patologie dovute al fumo sono le vie respiratorie, perché direttamente coinvolte nell’aspirazione del fumo. A carico di questi organi, la maggiore incidenza si ha per il tumore ai polmoni, il cancro alla laringe, il cancro alla cavità orale, le malattie polmonari croniche ostruttive, le polmoniti, la bronchite acuta e cronica, l’asma. È inoltre coinvolto il tratto gastrointestinale sia direttamente, perché condivide una parte di organi con il sistema respiratorio, sia indirettamente. Le patologie gastrointestinali correlate al fumo di sigaretta sono: cancro dell’esofago, tumore allo stomaco, ulcera gastrica e duodenale. A subire gli effetti tossici del fumo è anche l’apparato urogenitale perché è la parte del corpo deputata, tramite le urine, all’eliminazione delle sostanze tossiche inalate. I soggetti esposti al fumo attivo e passivo hanno un maggiore rischio di cancro alla vescica, all’uretere, all’utero e ai reni e possono inoltre sviluppare sterilità e impotenza. Molte patologie sono a carico del sistema cardiovascolare perché coinvolte nella veicolazione delle sostanze tossiche assorbite a livello polmonare. Le patologie più espresse in questi soggetti sono: infarto del miocardio, malattie cerebrovascolari, arteriosclerosi.

È fortemente raccomandato non fumare in gravidanza in quanto il feto, non avendo ancora sviluppato sistemi di difesa contro queste sostanze nocive, risulta fortemente esposto alla tossicità del fumo, sia attivo sia passivo. Il fumo ha un effetto vaso-costrittivo sulla placenta, causando una riduzione dei nutrienti e dell’ossigeno al feto che potrebbe portare ad alterazioni sulla crescita fetale, aborto spontaneo, rischio di parto prematuro e di gravidanza extrauterina. Il fumo in gravidanza aumenta inoltre il rischio per il feto di sviluppare deficit mentali e comportamentali, patologie broncopolmonari e patologie tumorali.

Smettere di fumare è molto difficile in quanto la nicotina crea una forte dipendenza nel fumatore. A livello biochimico, l’ipotesi più accreditata è che la dipendenza da nicotina sia data dalla capacità di questa molecola di stimolare il rilascio di dopamina e serotonina, dando al corpo la sensazione di piacere e ricompensa. Quando i livelli di nicotina iniziano a diminuire, i neuroni inducono la sensazione del “bisogno” di fumare, per ripristinare la stimolazione neuronale e quindi il senso di “benessere”. I sintomi della mancanza di nicotina (desiderio di fumare, irritabilità, depressione, nausea, mal di testa e crampi allo stomaco) compaiono dopo poche ore (o minuti) dall’ultima sigaretta. Si entra poi in fase acuta per i successivi 3 giorni, per poi diminuire dopo 14-21 giorni dall’ultima sigaretta.

Lo sport può però essere utilizzato per aiutare a smettere di fumare in quanto stimola aree del cervello comuni a quelle coinvolte dalla nicotina, dando la stessa sensazione di “benessere” percepita dal fumatore dopo una sigaretta. Inoltre, praticare sport provoca la produzione di endorfine, funge da valvola di sfogo per eliminare stress e tensioni, abbassando così la voglia di sigaretta e aiutando a resistere alle crisi di astinenza.